Storia
Insediamento arcaico a Casal Brunori
(da Quaderni di Archeologia Etrusco-Italica 21 – CNR Istituto per l’Archeologia Etrusco-Italica)
Problemi connessi ai tipi di insediamento ed al paesaggio agrario fra periodo arcaico e periodo repubblicano nel suburbio di Roma.
La presente relazione prende lo spunto da recenti ricerche condotte nell’area del Piano di Zona Casale Brunori (1), ma vorrebbe essere una messa a punto della problematica che sta alla base dell’attività di tutela che la Soprintendenza archeologica di Roma conduce da più di un decennio nel territorio della XII Circoscrizione.
Fine della nostra ricerca è quello di ricostruire una storia del territorio dall’epoca protostorica a quella romana imperiale, con l’individuazione dei cambiamenti dei tipi d’insediamento. delle vie di comunicazione e dei vari modi di sfruttamento del suolo con le conseguenti trasformazioni dei paesaggi agrari. Alla base di tale attività sta il problema della metodologia di ricerca che nel corso di questi anni, in coincidenza con la sempre più incisiva trasformazione territoriale ad opera dell’espansione edilizia, ha dovuto per forza di cose coniugare l’esigenza di una ricerca scientifica condotta secondo obiettivi precisi con la ben nota filosofia dell’intervento di emergenza. Essa ha potuto tuttavia affinarsi, dando inoltre la possibilità di verificare con scavi estensivi il quadro offerto dalle ricognizioni di superficie. Si è potuto cosi constatare che ad una ricognizione di superficie risposte puntuali, arricchendo i dati già acquisiti con elementi nuovi che, seppur ipotizzabili, non erano affatto rilevabili sul terreno. Un esempio è appunto questo di Casale Brunori, occupante una propaggine del complesso collinare sedimentario vulcanico della Campagna Romana subito a sud del GRA e del quartiere di Mostacciano. fra la via Pontina ad est e via Cristoforo Colombo a ovest ed il quartiere Spinaceto a sud (fig. I). I saggi sono stati condotti su di una superficie di circa 10 ettari- Il terreno di superficie è costituito essenzialmente da depositi argillosi della formazione Aurelia ricchi di concrezione calcaree con affioramento a N-NE, a ridosso cioè del quartiere di Mostacciano, del banco dì tufo semilitoide (2).
In superficie dopo le arature si notavano otto principali aree subcircolari di frammenti fittili prevalentemente tardo-arcaici in ordine sparso al centro del pianoro, ed un’area più estesa caratterizzata soprattutto da frammenti repubblicani verso le pendici meridionali. Un tracciato stradale di epoca romana collegante la via Ostiense alla via Laurentina (attuale Pontina) con pavimentazione a blocchi di selce già rimossi dalle arature e sparsi lungo il tracciato, attraversava l’area da nord-ovest a sud-est (fig. 1).
Lo scavo sistematico ha evidenziato i resti di otto strutture riferibili al periodo arcaico ed un complesso più vasto d’epoca repubblicana (IV – ITI sec. a.C.).Le strutture arcaiche, a parte la più antica (la VIII) costituita da una fossa irregolare che fa pensare ad un fondo di semplice capanna (ed i materiali trovati sembrano, in effetti, databili alla prima metà del VI sec. a.C.) sono piccoli edifici ad un unico ambiente con pianta leggermente rettangolare misurante al massimo internamente m 3×2 ed orientati costantemente a NNE – SSO.
Di esse resta solo la parte inferiore scavata profondamente nel terreno argilloso fino a m. 1,30 al massimo, con le pareti fasciate da blocchi di cappellaccio locale di colore bruno friabile. I blocchi dell’elevato erano di tipo diverso più consistente e non è escluso l’impiego anche di mattoni crudi come sembrerebbe risultare dalla particolare coloritura rossastra con maggiore concentrazione di inclusi, dell’argilla circostante. La copertura era in tegole d’impasto rosso-bruno o giallo-verdastro, conservate nel crollo all’interno della struttura insieme a vari frammenti ceramici, per lo più pentole, bacili con prese sul fondo, dolii o bacili d’impasto tardo italo geometrico, ma anche bucchero o argilla depurata acroma.
Attorno alla struttura IV è stato trovato ancora in posto, un alone di tufelli e di tegole della larghezza massima di 1 metro che farebbe pensare ad una sorta di battuto o marciapiede intorno all’edificio la cui larghezza potrebbe corrispondere alle sporgenze delle falde del tetto Sotto tale massicciata sono state trovate tombe infantili (suggrundaria) fra cui una con olla biansata chiusa da scodella carenata di bucchero Tali tombe confermerebbero l’uso ad abitazione di tali strutture organizzate come piccolo villaggio, con due pozzi forse d’uso comune. È incerto se a tale epoca risalgano delle aree di fuoco rinvenute in loro prossimità. Un dato interessante è stato l’individuazione delle aree di cava, da cui provengono i blocchi di fondazione delle strutture. Esse si trovano verso il limite nord del comprensorio e devono essere state in uso fino ad epoca romana imperiale per uno sfruttamento industriale tramite scavo in grotta e cunicoli. E’ certo che l’area delle strutture arcaiche è stata occupata successivamente in epoca repubblicana come testimoniano i resti di una pavimentazione in tufo di una struttura evidentemente di carattere più precario, e non muri in materiali deperibili, non conservati, con accanto resti di fosse di scarico ricche d materiali ceramici frammentari. Tale pavimentazione era nei pressi di una struttura più antica, la II, ma nel caso della struttura III si è potuto accertare una diretta corrispondenza con una massicciata pavimentale repubblicana ricoprente il crollo della struttura più antica sottostante Purtroppo della fase più recente non è restato quasi nulla, data l’erosione del terreno che è sceso per lo più fino a livello di fondazione delle strutture arcaiche. La stessa erosione sistematica si e costatata nella parte meridionale del comprensorio dove del più esteso complesso repubblicano sono rimaste oltre a varie fosse con materiale di scarico, un basamento per torchio con attigua vaschetta e numerosi pozzi e cunicoli collegati fra di loro.
Pare questa d’altra parte una situazione generale per tutti gli insediamenti di IV-III sec a.C. individuati in questi ultimi anni nella XII Circoscrizione dal Laurentino, a Casale dell’Ara, al Torrino. a Trigoria e da ultimo a Vallerano.
Schematizzando molto si può proporre il seguente quadro di ricostruzione attraverso i tempi dei tipi d’insediamenti sparsi nel territorio: dalle semplici capanne d’epoca protostorica (VIII-VII sec. a.C.) difficilmente conservate ed identificabili sul terreno, ma postulate dalle tombe coeve, si passa in periodo arcaico, a strutture più consistenti in cui tuttavia sì può distinguere una gerarchizzazione per importanza o funzionalità. Accanto a quelle più semplici e a fondo incassato nel terreno con probabili pareti in pietrame a secco e legname, come quelle rinvenute al Torrino (forse riferibili a stanziamenti precari legati alla pastorizia come fanno pensare i vari pesi da telaio ivi rinvenuti) si hanno, infatti, edifici più resistenti in muratura con tetto di tegole. Di essi alcuni sono più semplici come questi di Casale Brunori, che trovano confronti con analoghe strutture di Fidene oltre che con quella più consistente di Casale Pian Roseto in area veiente, altri presentano pianta più complessa a due e più ambienti con area porticata come quelli sempre del Torrino fino allo schema più articolato ed organico degli edifici della Laurentina, come si addice ad un nucleo abitato più consistente. Agli insediamenti corrispondono i gruppi sparsi di sepolture.
A parte le tombe infantili presso gli edifici a Casale Brunori è stato rinvenuto sul lati, N- NO del comprensorio un gruppo di cinque tombe aIcamera in prossimità di una strada di epoca arcaica tagliata nel tufo probabilmente in origine collegata all’area degli edifici.
Le tombe, ad uno o due loculi hanno ospitato diverse deposizioni di cui le ultime di IV-III sec. a.C. C. conservano pochi oggetti di corredo come specchio e spillone per quelle femminili o vasi a vernice nera oltre a pczzi di aes rude, secondo una consuetudine diffusa dal VI al IV sec. a.C. E’ probabile che in quest’area, dove affiora il tufo, fossero situate anche altre sepolture più antiche, forse in corrispondenza del quartiere di Mostacciano come farebbe pensare un frammento di spalla baccellata di anforetta o tazza di terza fase rinvenuta presso il limite tra i due comprensori. Si avrebbe cosi anche a Casale Brunori una situazione analoga a quella di Tor de’ Cenci a cui probabilmente conduceva la strada arcaica che d’altra parte proseguiva ad est anche verso Vallerrano, dove è tutt’ora in corso di scavo un analogo tracciato viario presentante una biforcazione a compitum con la presenza puntuale di tombe a camera dello stesso tipo e periodo di quelle di Casale Brunori, Tor de’ Cenci e Laurentina. In una di queste è stato rinvenuto uno skyphos del tipo Glaux che la potrebbe far risalire al V sec a.C., anche se il loro uso prosegue, come sempre, nel IV sec. a.C.
Una presenza così diffusa di insediamenti, collegati da un reticolo di percorsi stradali che si mostra sempre più articolato, è certo da collegarsi ad una intensificazione delle attività agricole oltre che, come al solito, ad uno sfruttamento delle risorse naturali del suolo. Tali attività già avviate in epoca arcaica nell’ambito della proprietà gentilizi, sembrano proseguire in epoca repubblicana legate più alla piccola e media proprietà “borghese” con un intensificarsi della produzione agricola tramite l’occupazione anche di nuove aree caratterizzate da terreni pesanti mediante l’uso di nuove tecniche di drenaggio e di irrigazione del terreno. attestate sempre più frequentemente ed il cui studio merita un approfondimento. E’ significativo che degli insediamenti di questa epoca, di natura peraltro modesta, la parte più importante e quindi quella che ha lasciato tracce è sempre quella destinata alla lavorazione ed alla conservazione dei prodotti agricoli. Solo con la fine del II secolo e poi con il I sec. a.C. la presenza dei resti archeologici di edifici più complessi e quindi più consistenti riferibili al sistema delle villa indica un mutamento radicale dei modi di insediamento e di produzione.
Resta ancora molto da fare, ma già si può capire quale tipo di risposte può dare una ricerca sistematica di scavo, con il concorso sempre più auspicabile di altre discipline. Per quanto riguarda i dati antropologici, ad esempio, si rimanda alla relazione che segue della dottoressa E. Catalano.
Alessandro Bedini – Soprintendenza archeologica di Roma
La storia dei quartieri limitrofi
Mezzocammino
Il toponimo Mezzocammino deriva dal fatto che questa località si trova a metà tra Roma e la foce del Tevere. La tradizione vuole che in questo luogo fu martirizzato San Ciriaco, primo Vescovo di Ostia. In questo luogo fu eretta una Chiesa, ancora intatta nel XII sec., e poi andata in rovina: alla fine dell’800 esisteva solo la torre campanaria.
Adiacente alla Chiesa vi era anche un cimitero intitolato al Santo, il cui corpo, insieme ad altri venti compagni martirizzati sotto l’Imperatore Massimiliano, in seguito furono trasportati a S. Martino Monti e le teste a S. Maria in Lata. L’antico cimitero fu invano cercato, ma solo durante i lavori sulla Via Ostiense, prima della I° guerra mondiale, furono rinvenute delle tracce, dove oggi è collocato il ponte sul Tevere del G.R.A.
Oggi l’area abitativa si è ampliata occupando l’area dei Tre Pini e di Poggio dei Fiori, mentre è rimasto quasi inalterato tutto il tratto del Comprensorio che giunge fino alla riva sinistra del Tevere, raggiungendo la Via del Mare.
Spinaceto
Come i vicini quartieri di Mostacciano e del Torrino anche Spinaceto ha tratto il nome dall’antica tenuta su cui è stato edificato. Lo “Spinaceto” della Cappella dei SS. Pietro e Paolo, appare con questo nome già nel 1536; nome che nel tempo viene attribuito a diversi casali vicini tra loro e dovette quindi corrispondere ad una vasta zona agricola appartenente ad un solo proprietario.
All’inizio del nostro secolo troviama che Spinaceto e la sua Pedica, per complessivi 250 ettari appartenevano in varia misura alle famiglie dei Guerrieri, Morganti ed in seguito anche ai Frascara e i Pediconi. La tenuta è divisa in cinque fondi uno dei quali, di appena 1,32 ettari, si chiamava Spinaceto Roma – Ostia, perchè destinata ad ospitare tale ferrovia. Nel 1910 iniziò l’obbligo di bonifica a cui seguì lo sviluppo dell’edilizia econimica e popolare. Di fatto Spinaceto fu l’unico quartiere popolare che venne realizzato nel 1965 dagli architetti Moroni, Di Cagno, Barbera, Battinelli, Di Virgilio, Francione. L’area apparteneva al Comune di Roma e si estendeva per 180 ettari, coincidenti parte con la vecchia tenuta di Spinaceto (sull’altra parte della quale sorge oggi il Villaggio Azzurro) e parte con una porzione della grande tenuta di Decima.
A Spinaceto sulla sinistra del V.le dei Caduti per la Resistenza, presso un complesso (detto Palazzo Enasarco) tra i centri commerciali del Garda Ie II, si trova una antica torretta di avvistamento, nota come Torre Brunori, da Brunori di Gambara, amico dei Farnese, in una carta del 1547 la torre è indicata come il Morone e risale certamente al XIV sec.